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Sonnàmbula, La.

Melodramma in due atti e quattro quadri di V. Bellini, su libretto di F. Romani ispirato a un soggetto di E. Scribe. Rappresentata per la prima volta al Teatro Carcano di Milano nel 1831, l'opera viene ascritta al genere semiserio, distinguendosi sia dall'opera seria sia dall'opera buffa. Nell'esile vicenda, ambientata in un villaggio svizzero in un'epoca indeterminata, il musicista ha modo di trasfondere la sua ricchissima vena di melodista. La S. è il primo dei grandi poemi vocali di Bellini, il più commovente e meno disperato. Il primo atto si apre con i festeggiamenti per le imminenti nozze tra Elvino (tenore) e Amina (soprano), invise però alla locandiera Lisa (soprano), innamorata di Elvino e perciò gelosissima della sua promessa sposa. Intanto giunge al villaggio il conte Rodolfo (basso), di ritorno ai luoghi della sua infanzia dopo molti anni di lontananza. Capitato in mezzo ai festeggiamenti per le nozze, egli si congratula con Amina, suscitando la gelosia di Elvino. Durante la notte, Amina si introduce nella camera del conte, il quale si rende subito conto che ella è in stato di sonnambulismo; ma Lisa, accortasi del fatto, corre ad avvertire Elvino. Quest'ultimo, sordo alle proteste di innocenza della fidanzata, rompe la promessa matrimoniale. Nel secondo atto Rodolfo tenta di ricondurre alla ragione Elvino, ma senza successo. Nel frattempo, però, Amina riprende a camminare nel sonno al cospetto di tutto il villaggio; il conte allora spiega al volgo che cosa sia il sonnambulismo ed Elvino, finalmente convinto, si riunisce alla fidanzata. Tra le migliori pagine della S. si contano le arie “Come per me sereno” (Amina), “Prendi, l'anel ti dono” (Amina e Elvino), “Vi ravviso o luoghi ameni” (Rodolfo), “Son geloso del zefiro errante” (Amina e Elvino), “Ah, non credea mirarti” (Amina).